Alla scoperta dei giovani talenti sorrentini
Mario De Rosa, Poeta giovane ed eclettico.
Da più parti, oggi, si denunciano con sgomento il vuoto e la pochezza in cui vivono i giovani, tanto che Publio Fiori, il politico cattolico gambizzato a suo tempo dalle Br, ha dichiarato di preferire i giovani brigatisti degli anni di piombo, animati da forti passioni ideali ed irrefrenabile furore ideologico, agli spenti e superficiali ventenni del 2000. Fa piacere, tuttavia, pensare che le dichiarazioni alquanto incisive di Fiori trovino una netta smentita in Mario De Rosa, non ancora diciottenne poeta metese balzato agli onori delle cronache in virtù dei numerosissimi premi di cui è stato insignito negli ultimi anni, non ultima l’edizione 2008 del Premio Letterario Internazionale “Il Molinello”. Una passione, la sua, per la poesia e per l’arte nelle sue molteplici forme, che è sfociata in una prima raccolta di versi intitolata “E finalmente piove…”, edita da Bastogi. Un titolo “che compendia emblematicamente un multiforme universo di idee, che ammette come cardine il pensiero della pioggia”, intesa non tanto come mero evento climatico, ma colta nella sua dimensione più intimamente simbolica e metafisica: essa, infatti, rappresenta per il giovane Autore un’autentica rigenerazione, “compimento del nuovo dopo l’estasi del declino”, “arrivo dopo la partenza”, redenzione spirituale della quale necessiterebbe anche la fatua società contemporanea. D’altra parte, filo conduttore della raccolta è l’incessante ricerca “di qualcosa di non immanente, che deve pure esistere”, attraverso la quale si giunge alla consapevolezza del perpetuo mutamento che stravolge quotidianamente l’esistenza di ciascuno di noi. Si tratta, con tutta evidenza, non di una produzione poetica istintiva realizzata solo per caso o sotto l’impulso dei sentimenti, bensì di versi frutto di una profonda meditazione coniugata a forti esperienze emozionali: non a caso la musica – vivida passione di Mario De Rosa il quale, tra l’altro, è anche un apprezzato pianista – gioca un ruolo decisivo, visto che alcune tra le liriche più significative della raccolta sono state vergate ascoltando brani di Maurice Ravel e di Michael Nyman. Da quanto detto emerge come la poesia sia diventata per Mario De Rosa una “necessità”, come amava dire il grande Rainer Maria Rilke, o addirittura uno dei massimi momenti di raccoglimento che riesce a concedersi: proprio da questi spazi nascono liriche che vertono sui temi più disparati, da sentimenti tipicamente umani quali l’ira e la tristezza al tenero e nel contempo problematico rapporto tra Dio e l’uomo enucleato in Abbracciami, Padre, senza tralasciare la tematica patriottica di Coraggio, o Patria e di Sventola. Una spiccata sensibilità artistica ed una vivacità intellettuale, dunque, che fanno di Mario De Rosa un vero e proprio modello per ogni ragazzo, al quale ci piace rivolgere un augurio tratto dai versi di Giovane, giovane, giovane: “la mia violenta speranza è che tu […] riesca a farti sentire/ mentre strilli ai venti tutto il tuo fulgore, e folate/ di gioia spandi, placido, nel cosmo”.
Studente e Giornalista
Ciriaco Viggiano
Tratto da “Il Cerchio”,
Alleanza per una corretta informazione
numeri 69/70,
Anno XIV Novembre – Dicembre 2008
Anno XV Gennaio – Marzo 2009